Chi l'ha detto che il rosa è FEMMINA?

Il colore rosa è da tempo associato alle bambine, mentre il blu è considerato un colore più adatto ai maschietti. Ma da dove nasce questa convenzione e perché i neonati maschi non possono indossare il rosa?

Nel 1800, i bambini venivano vestiti regolarmente di bianco, senza differenza tra maschi e femmine. Perché? Perché erano più semplici da lavare e candeggiare. La distinzione dei colori iniziò a comparire più avanti ma non era basata sul genere: tutti potevano indossare di tutto.

Fu a partire dagli anni 90 del XIX secolo che l'abbigliamento di bambini e bambine iniziò a venire differenziato, per i maschietti pantaloni di colore rosa (perché simile al forte e virile colore rosso) mentre le femminucce erano vestite di blu (associato al colore del velo azzurro nei dipinti della Vergine Maria).

L'attuale associazione dei colori così come la conosciamo, non nacque prima degli anni '40 ma, in realtà, non risulta essere chiaro come avvenne l'inversione dell'assegnazione dei colori: i bambini vestivano d'azzurro, giocavano con soldatini, costruzioni e palloni; le bambine vestivano di rosa, giocavano con trucchi, pentole e bambole. Non era solo una questione di colore: anche un ruolo sociale veniva di fatto inculcato nell'educazione di tutti.

E così siamo arrivati ai giorni nostri… e anche se sono passati parecchi anni, sembra che il nuovo millennio ci veda ancora più che mai travolti da questa differenziazione basata più sul marketing che su un fattore culturale.

In conclusione, non esiste una ragione reale per cui i neonati maschi non possano indossare il rosa. La scelta dei colori e degli abiti per i propri figli dovrebbe essere basata sulle preferenze personali e sulla comodità, piuttosto che su convenzioni sociali e stereotipi di genere. È possibile cambiare le cose, ma è necessario un impegno collettivo per sfidare le norme e creare un futuro più inclusivo e rispettoso delle differenze.

 

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